I figli del bosco by Giuseppe Festa

I figli del bosco by Giuseppe Festa

autore:Giuseppe Festa [Festa, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo 21

21. HOBBIT DI FORESTA

Inizio aprile 2017, rifugio I Diacci

Elisa consulta mappe satellitari e amici esperti nel tentativo di trovare una possibile casa per Achille e Ulisse. In quegli stessi giorni, parto con Sara per il rifugio I Diacci, sull'Appennino Tosco-Romagnolo, dove Duccio Berzi mi ha invitato per una serata. Duccio, che per lavoro si occupa della gestione e della prevenzione dei danni da lupo al patrimonio zootecnico, è il presidente dell'Associazione Canislupus Italia e gestisce con una cooperativa il rifugio a cui siamo diretti.

Abbandoniamo la macchina nel parcheggio lungo la strada asfaltata e proseguiamo a piedi. Sara porta lo zaino, io la chitarra. Duccio ha organizzato un mio concerto acustico a lume di candela, a beneficio (o a maleficio?) degli escursionisti che questa notte faranno tappa al rifugio. L'idea mi piace. Sa di cantastorie in una locanda.

E mi ricorda quando ho cominciato a suonare con i Lingalad, tanti anni fa.

Avevamo composto un album ispirato al libro Il Signore degli Anelli e le nostre prime uscite in pubblico furono proprio così, a lume di stella o accanto al fuoco di piccoli locali di montagna. Poi, le cose presero una piega inaspettata. La giornalista Amy H. Sturgis scoprì la nostra musica sul web e scrisse un articolo su una rivista statunitense. L'articolo fu notato dall'organizzatore della prima americana di The Lord of the Rings, il quale ci invitò a suonare a un evento a cui partecipavano diversi attori del film. L'imprevedibilità della vita! Ricordo che il giorno prima di partire suonammo a una sagra paesana. Due giorni dopo eravamo a Toronto alla corte di Peter Jackson. Dalle caldarroste al Pan di Via degli Elfi. E ritorno, purtroppo. Infatti, al nostro rientro, ricominciammo con le sagre. Per fortuna, l'eco della trasferta americana giunse anche in Italia, grazie a un articolo di Matteo Speroni sul «Corriere della Sera», e noi iniziammo a suonare a eventi meno caotici e più raccolti, come si confaceva alla nostra musica fatta di atmosfere acustiche.

Ripenso all'avventura oltreoceano mentre cammino con Sara lungo la sterrata che ci porta al rifugio. Stiamo attraversando un fitto bosco di faggi. C'è la nebbia, ma è uno strato sottile che si lascia bucare facilmente dalle dita del sole. Sulle nostre teste si allargano ventagli di luce a tagliare l'aria umida.

Ripasso a mente le canzoni che suonerò questa sera. Gli altri Lingalad - Giorgio, Luca, Fabio, Giacomo e Dario - non potranno esserci, e sono preoccupato, in effetti. Da quant'è che non suono da solista? Troppo. Passo in rassegna la scaletta, scartando i pezzi che senza gli altri mi vengono da schifo. Il vecchio lupo è uno di questi, ma non posso non farlo, me lo ha chiesto espressamente Duccio. «Questa sera ci saranno alcuni miei amici lupologi e Il vecchio lupo è imprescindibile», mi ha detto.

Ora che ci penso, il mio rapporto con i lupi è nato proprio con questo brano.

Lo scrissi diversi anni fa, ricordo anche dove. Mi trovavo in Inghilterra, nel piccolo villaggio di Holne, un centro pittoresco formato da poche case dai tetti in paglia, nel cuore del Parco Nazionale di Dartmoor.



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